martedì 14 maggio 2013

Festa dei Ceri - 15 maggio 2013

Il 15 maggio a Gubbio si ripete il rito della "Festa dei Ceri" che coinvolge emotivamente tutta la cittadinanza ed il pubblico presente in uno spettacolo tra mistico e profano.

La Festa dei Ceri è considerata una tra le più antiche manifestazioni folcloristiche italiane e si svolge ogni anno per celebrare la morte, avvenuta il 16 maggio, del patrono Sant’Ubaldo, vescovo della città nel XII secolo, che in varie circostanze difese la propria gente.

 I Ceri sono tre macchine in legno pesanti circa 4 quintali e portati trionfalmente sulle spalle dai ceraioli.
Sulla cima dei Ceri sono saldamente fissate le statue dei santi Ubaldo, patrono della città e della Corporazione dei Muratori e Scalpellini; Giorgio, patrono della Corporazione dei Merciari; Antonio Abate, patrono dei Contadini e degli Studenti.

La festa ha un prologo nella prima domenica di maggio, quando i tre Ceri, conservati per tutto l'anno nella Basilica di Sant'Ubaldo, vengono rimossi e trasportati in posizione orizzontale fino in città. I momenti fondamentali della Festa sono rappresentati dalla “Sfilata” (che confluisce in piazza Grande); l’”Alzata” (in piazza Grande) e la “Corsa”: alle ore 18 in punto, i Ceri attendono in via Dante l'arrivo della processione religiosa con la Statua seicentesca del Patrono, che si è mossa nel frattempo dalla Cattedrale.

La processione percorre in senso inverso lo stesso itinerario della corsa, fino ad incontrarsi con i Ceri e dopo la benedizione impartita dal Vescovo prende il via la spettacolare ed entusiasmante corsa lungo le vie del centro storico verso la Basilica del Patrono sulla vetta del Monte Ingino, rispettando sempre lo stesso immutabile ordine di partenza: Sant'Ubaldo, San Giorgio e Sant'Antonio.

 In Piazza 40 Martiri è installato un maxi schermo per proiettare in diretta le fasi salienti della festa

Ulteriori informazioni: http://bit.ly/emP9gR
Photogallery su PromoUmbria: http://on.fb.me/13Z1Q5y

venerdì 3 maggio 2013

La Festa di Santa Rita




Cascia: 12 - 22 maggio

La festa che Cascia tributa a Santa Rita è particolarmente articolata e momenti puramente celebrativi si alternano ad ampi spazi di riflessione e ad una liturgia che ormai conta secoli di storia. È il caso dei “giovedì di Santa Rita”, una particolare devozione nata quasi trecento anni fa e mai interrotta: per i 15 giovedì antecedenti la festa del 22 maggio, si svolgono in diverse ore della giornata, incontri di fede in preparazione della festa.

Le funzioni religiose della novena vedono partecipare per ogni giorno i comuni della Valnerina, che organizzano specifici, affollati, pellegrinaggi. Insomma, nel nome di Rita, aderendo a quel messaggio di pacificazione che la Santa ha lanciato nel sec. XV, c’è un’ampia mobilitazione, e per l’occasione cadono tutti quei particolari campanilismi, quasi fisiologici fra le genti della vallata.



Questa autentica esigenza di fratellanza viene manifestata anche con il gemellaggio che, annualmente, Cascia intrattiene, con una diversa città italiana o europea: per una buona parte dell’anno avvengono periodici incontri con la città gemellata, vengono organizzate manifestazioni, reciprocamente svolte, il tutto per creare saldi legami fra le due realtà urbane. Per il 2013, il “Gemellaggio di Fede”, vede la città delle rose unita con la città romena di Ramnicu Valcea, in cui nel 2006 è stata edificata una chiesa greco-ortodossa dedicata a Santa Rita, l’unica chiesa dedicata alla Santa casciana della Romania. Il messaggio che il Gemellaggio di Fede di Cascia vuole diffondere è incentrato sui valori che Santa Rita ha insegnato alla sua comunità e a milioni di fedeli nei secoli. L’augurio e la speranza che muovono l’unione, sono quelli di vivere insieme questo momento di festa, con grande devozione e fede. Uno dei momenti più suggestivi, durante la visita della delegazione casciana alla città gemellata, è quello dell’accensione della tradizionale “Fiaccola della Pace”, portatrice di speranza cristiana, il cui ardere rappresenta l'amore e la devozione di Santa Rita.



Dalla città gemellata, ogni anno, nei giorni precedenti la festa di Santa Rita – solitamente una settimana prima – parte la “Fiaccola della Pace” che gli atleti del gruppo sportivo più rappresentativo della città, portano, con lunghissime staffette, fino a Cascia. Maratoneti, ciclisti, pattinatori, calciatori … tutti sono giunti puntuali la sera del 21 maggio di fronte al sagrato della Basilica di Santa Rita a consegnare, dopo aver percorso centinaia di chilometri, la fiaccola al Sindaco della propria città. Ed è proprio il Sindaco ospitato che, alla presenza del primo cittadino di Cascia e di tutti i Sindaci della Valnerina, accende la fiamma sul monumentale tripode, a suggello di un’amicizia duratura, atto che dà il via all’accensione delle migliaia di fiaccole che per tutta la notte arderanno a Cascia e nelle colline circostanti: è l’incendio di fede, suggestivo rito di fuoco in onore della Santa.
Le fiaccole rischiarano una notte frenetica per l’incessante arrivo dei pellegrini. Per tutta la notte una colonna interminabile di pullman ha come meta Cascia. L’indomani i pellegrini, a migliaia, attenderanno lungo i bordi delle strade lo snodarsi della processione.



La sfilata del Corteo, che si unisce alle porte di Cascia, alla processione proveniente da Roccaporena, è il momento più atteso da chi, giunto a Cascia affrontando impegnativi viaggi, vuole vivere le emozioni che la vita di Rita sa rendere ancora nell’animo dei fedeli. La sfilata è anche particolarmente attesa dai numerosi turisti che apprezzano il rigore storico con il quale, in quadri viventi, viene riproposta la vicenda umana della Santa. Ed è una vicenda che del Medioevo coglie gli aspetti più forti: nella vita di Rita si parla di amore ed odi, di vita e di morte, di guelfi e ghibellini, in una inconsueta prospettiva tutta al femminile. E mentre altrove a dominare questi eventi ci sono re, condottieri, capitani di ventura, eserciti, qui, a Cascia, protagonista è un’umile donna, piccola di statura, ma incrollabile nella sua fede e determinata nel proporre ideali di pace: il suo esercito è la sua gente, la gente normale, i contadini, i pastori, gli artigiani, i mendicanti, le consorelle del Monastero, quella parte di umanità che la storia la subisce e che ne porta drammaticamente i segni. Il Corteo Storico si fa ammirare lungo tutto l’itinerario urbano, per giungere poi al Sagrato della Basilica di Santa Rita, ove viene impartita la benedizione. I ruoli si invertono: protagonisti diventano gli spettatori, i fedeli che a migliaia levano alti, rivolti al cielo, mazzi di rose, il fiore amato da Rita, il suo simbolo. Un gesto poetico che rinnova un miracolo del sec. XV.